BOCCATA D’OSSIGENO. Sarà escussa la fidejussione Macalli: “La situazione del Parma è molto più grave del Savoia. Presto i giocatori torresi riceveranno le spettanze di Novembre, Dicembre e Gennaio”

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macalli2La Lega scende in campo per salvare il Savoia. E’ deciso il presidente Mario Macalli (nella foto), recentemente confermato nella sua carica per il voto decisivo della società torrese.

“Faremo di tutto per sistemare le cose. I giocatori non si preoccupino, riceveranno quanto hanno in arretrato”.

Chiara e precisa la presa di posizione del numero uno della Lega Pro che a SoloSavoia.it racconta del caso Parma e le differenze, anche di ordine ‘politico’, che contraddistinguono la posizione dei ducali.

ESCUSSIONE – Nodo centrale dell’intervento della Lega sta nell’escussione della fidejussione bancaria, presentata lo scorso mese di luglio dal Consorzio Segesta.

La fidejussione di 600mila euro messa di tasca dal Savoia, non certo dalla Lega, è pronta per essere escussa. Stiamo valutando la situazione con attenzione per verificare la fattibilità di procedere e richiedere all’istituto che ha rilasciato la garanzia, di poter accedere ai fondi. Siamo nella necessità di escutere per saldare gli stipendi arretrati di novembre, dicembre e pure gennaio”.

LA FIDEJUSSIONE – Tecnicamente la fidejussione costituita dal Savoia così come quella di tutte le altre 59 compagini di serie ‘C’, a favore della Lega Pro, è una garanzia diretta a prima richiesta, mediante la quale il creditore (ovvero la Lega) può chiedere in caso di inadempimento del debitore (in questo caso i mancati pagamenti degli ingaggi e dei contributi da parte del Savoia), l’escussione della stessa con la disponibilità della somma garantita fino alla concorrenza del debito acclarato.

RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO – Con il pagamento di quanto necessario il passo successivo potrebbe essere quello di un piano di ristrutturazione per la parte rimanente delle esposizione.

L’escussione andrà ad evitare problemi di insolvenza. Successivamente starà alla società proporre una ristrutturazione ai fornitori, su tutti i calciatori, per accordarsi sul restante. Il nostro ruolo terminerà con l’escussione. In questo senso siamo soci del Savoia perché il club di Torre Annunziata è uno dei nostri 60 associati ed è nostro dovere stargli vicino nei momenti di difficoltà”.

IL CASO PARMA – Macalli amplia il suo discorso sul Parma sottolineando che la situazione dei ducali è molto più complicata di quella del Savoia.

“Sento e leggo tante inesattezze. La verità è che il giorno dopo l’iscrizione al campionato, la proprietà del Parma non ha pagato nessuno. I giocatori subito hanno saputo che non c’era la possibilità o la volontà della società di adempiere ai propri impegni. Da qui l’esposizione di 200milioni di euro che di certo, a meno di veri e propri miracoli, porterà al fallimento. A Torre non siamo a questo punto. I pagamenti sono stati effettuati fino ad ottobre”.

Eppure la Lega di ‘A’ ha rinviato le ultime due gare del Parma. Al Savoia questo non è successo. Perché?

“E perché doveva succedere? La verità è che a Parma c’è una diversa attenzione mediatica e politica che ha posto gli organi preposti nella opportunità di rinviare le partite. Nelle serie minori questo non esiste, anche perché i giocatori sono professionisti e se scendono in campo lo fanno sempre con serietà e correttezza. Quindi non vedo per quale motivo si sarebbero dovute non giocare le partite del Savoia. Il fatto è che i giocatori del Parma si lamentano ma escono dal centro sportivo con Ferrari, Lamborghini, Porsche. A Torre non è certo così”.

FONDO DI GARANZIA – Macalli va oltre ed evidenzia le differenze con la serie A.

“Nell’ultimo turno i giocatori di tutte le squadre della massima serie sono scesi in campo con 15 minuti di ritardo per solidarietà nei confronti dei colleghi del Parma. Facile, semplice e molto mediatico. Ma perché non si dice che in A i signori giocatori non hanno mai voluto costituire un fondo di garanzia per non togliersi dalle tasche 5/6mila euro dei loro lauti stipendi, cosa che invece esiste in serie B e Lega Pro, dove ogni calciatore rinuncia ad una piccola quota percentuale dell’ingaggio per devolverlo ad un fondo comune per la tutela degli altri calciatori? Questa è vera solidarietà non quella a chiacchiere ed a scioperi inutili della serie A”.

(Giovanni Caracciolo)





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