Gli anni ’70 e ’80

Il Campionato che si affaccia negli anni 70 vede ancora il Savoia alla fine vittorioso e promosso in serie C. E’ il campionato dei fratelli Giovanni e Peppino Russo alla presidenza, coadiuvati inizialmente da Langella e Tufano e dal padre spirituale Don Salvatore, parroco della Chiesa della Croce Paselli, per questo definito dal buon Nardino Sfera “Don Rino de’ Paselli”. Giovanni e Giuseppe Russo sono due imprenditori, dalla profonda fede “savoiarda” il primo, più freddo e calcolatore il secondo che molto per passione, un po’ anche perché intravedono nel Savoia la possibilità di uscire dall’anonimato e di candidarsi ad industriali che “contano” nell’interland napoletano, si buttano anima e corpo nell’avventura sportiva. Hanno la fortuna o l’abilità di entrare nel giro di due mediatori molto vicini all’Inter come Cappelli e Biason e pescano a piene mani dalla scuderia dei due personaggi, facendo arrivare a Torre un nutrito “pacchetto” di giocatori dai piedi buoni ed atleticamente ben messi. savoia70-71Tra i pali è il sempreterno Boesso, stavolta a fargli ombra è Nodari, terzini di fascia sono Crocco, tecnico e veloce, e Bechelli, un cavallo di ritorno che non entusiasmò tutti ma comunque dal rendimento costante. Stopper, un altro esemplare di combattente “feroce”, alla Genisio ma con meno tecnica ed ancora più tenacia, Pappalettera, mentre libero, con licenza di impostare le azioni di rimessa, è Griffi. Ma è a centrocampo ed in attacco che il Savoia 70/71 è uno spettacolo. Centrocampisti sono il redivivo Busiello, ormai più che mai “vecchia volpe” , un lavoratore instancabile, Flaborea, ed un piedi-buoni tutto da gustare, Malvestiti, ben presto idolo delle ragazzine torrese, per il fisico aitante. villaA completare quello che sempre Nardino chiama “il Savoia Blue-bell” sono Peressin, Borsetto, Eco e, soprattutto, Lino “Pancho” Villa, un centroavanti d’altri tempi, dalla tecnica notevole, il fisico possente e la “castagna” fulminante. E’ stato molto sfortunato in carriera: vari infortuni lo hanno relegato in campionati non certo adatti alle sue possibilità, ma è un combattente di razza e non si avvilisce mai, neanche quando il fratello, più giovane e meno dotato di lui, esordisce il A con il Milan e rifila due gol al S. Paolo, prima di Natale, al Napoli. Anzi gioisce di cuore, perché è un generoso ed ama il fratello. zanottiQuesto po’ po’ di squadra viene affidata ad un tecnico pur esso proveniente dal Nord, dal bergamasco in particolare, tal Emilio Zanotti che le cronache maligne vogliono implicato in un traffico di “bionde” ma che si rivela, oltre che tecnico valido, un vero gentiluomo. Nel campionato c’è però da vedersela con un’altra squadra di rango, la Turris di un vulcanico (e volgare) presidente, Di Maio, allenata da un tecnico di prim’ordine, già del Matera, Salar e formata da giocatori esperti e di categoria, anche se forse meno appariscenti dei “nostri”, quali Ciro Porro, il cannoniere che nell’Internapoli ha sostituito Giorgione Chinaglia senza farlo rimpiangere, e soprattutto Di Carlo e Portelli. La Turris mantiene un passo regolare per tutto il campionato, distanziando il Savoia di tre punti nella sfida vinta al “Liguori” con rete di Porro, mentre il Savoia diverte e fa dannare il suo pubblico in quanto classico genio e sregolatezza. Alla fine due punti separano le due squadre torresi ma il Savoia cala l’asso costituito dall’avv. Masera, un esperto di giustizia sportiva che riesce a far condannare la Turris per illecito, in quanto emissari dei corallini, promettendo un premio speciale, spingono dei giocatori del Castrovillari ad “impegnarsi” alla morte contro il Savoia. Il cavillo giudiziario tanto ben sfruttato dall’avvocato di Milano consente al Savoia di riapprodare in serie C, ai Russo di vivere un momento di vera gloria ed alla Turris e a Di Maio di sprofondare nella disperazione. Per il Savoia ed i torresi è festa grande, ma grosse nubi si addensano all’orizzonte per la gestione dei due fratelli: molti “pagherò” non verranno rispettati, personaggi “esterni” mettono le mani sulla società, il sodalizio con Cappelli e Biason non si rinnova. Nel campionato successivo molti dei nodi vengono al pettine, ma la squadra che vede tra i partenti Malvestiti e Flaborea, Pappalettera e Borsetto e soprattutto non può più contare su Luciano Eco per la sua tragica ed assurda morte, viene rinforzata con forze esperte come Cuman, Minto, Savini, Gramoglia e Ciravegna. Dal Napoli arrivano Albano e Cavallino, entrambi già approdati alla Serie A negli anni precedenti e tuttora giovanissimi: daranno il loro contributo il primo fisico e temperamentale, il secondo di classe. Le molte polemiche che sorgono soprattutto per le difficoltà economiche in cui versa la società fanno abbandonare a metà campionato la panchina a Zanotti. Il suo sostituto, Vaccari, è un tecnico valido e molto riservato che riesce a “pilotare” la squadra alla salvezza senza grossi patemi d’animo, dal punto di vista sportivo. L’anno appresso è invece un patatrac completo, con ben tre allenatori a succedersi sulla panchina, da Trevisan, futuro allenatore dell’Haiti ai mondiali del ’74, nel girone eliminatorio capitato proprio con la nazionale Italiana (1-3 il risultato finale, ma con gol iniziale degli haitiani che ci fece sfiorare un’altra Corea), ad Orazi a Boerio. Il team non era malvagio, potendo contare su giocatori validissimi dal punto di vista tecnico quali Sclocchini, un portiere fortissimo che ebbe momenti felicissimi nei due derby con l’Avellino all’allora “Contrada Zoccolari” ed ora “Partenio” e con la Salernitana e protagonista assoluto della stagione, Pandolfi e soprattutto Bruno, approdato l’anno precedente alla Nazionale Juniores e male impiegato dai vari allenatori. Ma più che i piedi quell’anno furono determinanti le teste, che non stavano bene perché troppo distratte da impegni che non venivano rispettati e polemiche varie nello spogliatoio. Cosicchè si retrocesse in modo abbastanza ignominioso, molto tempo prima della fine del campionato e senza lottare per niente.
L’eredità che lasciano i fratelli Russo è molto pesante. Inadempienze economiche ed immagine appannata nei confronti di Lega e delle altre società fanno scivolare il Savoia sempre più giù. Tentano di risollevarlo Langella, De Pamphilis e Pepe per brevi interregni, non riuscendovi affatto. Nel 1973 la situazione è veramente grave, si rischia di non iscriversi al Campionato di Promozione. La delusione è grande tra gli sportivi torresi, molti abbandonano la squadra. damelioNon però alcuni irriducibili tifosi non ancora organizzati in Club ma molto legati all’immagine della squadra ed a quello che per essi rappresenta. Così, i futuri “fedelissimi”, raccolti attorno ad Antonio Bellomo, cui dedicheranno qualche anno dopo il nome del primo “Club Savoia” sorto in città in Via Oplonti, ricordandosi del ruolo svolto nella faccenda della promozione in C ai danni della Turris dal suo giornale, invitano il Dott. D’Amelio ad assumere il ruolo di Commisario del Savoia, per tentare almeno l’iscrizione al campionato. L’impegno è veramente gravoso ma D’Amelio lo assolve brillantemente, coinvolgendo il Napoli di Ferlaino e Crescenzo Chiummariello coordinatore dei Napoli Club. L’Amministrazione Comunale dà una mano mentre il Napoli la parte sua la compie prestando al Savoia una diecina e più di giovani della sua Primavera, ricevendo in cambio una cambiale di dieci milioni che, dati i tempi e le disponibilità del firmatario, sono un impegno non da poco. giornale-voceCon questa operazione il Savoia riesce perlomeno a non scomparire ed anzi, fattosi avanti l’anno dopo Gioacchino Coppola a sostituire D’Amelio, si riesce addirittura a tornare in D, compiendo un altro piccolo miracolo. La circostanza raccontata è particolarmente importante in quanto mette in rilievo ancora una volta il ruolo importantissimo che hanno avuto nella storia del Savoia i suoi tifosi, il popolo, che, per quanto umile al momento opportuno riesce a tirare fuori la trovata di ingegno. Altre volte in futuro capiterà un fatto analogo, ma è certo che da questo periodo il Savoia vede surrogare la borghesia imprenditoriale che l’aveva sempre guidato dalla sua nascita, quando si contrapponeva alla “Pro Italia” fondamentalmente sorretta dal popolino, da un rappresentante diretto della tifoseria, emanazione del popolo. Non occorre d’altro canto dimenticare che il periodo che si sta trattando è caratterizzato anche dalla crisi profonda che nasce nella città in conseguenza dell’avvento del colera che azzera praticamente la già’ ridotta attività turistica, basata tutta sullo sfruttamento del litorale e della spiaggia, con gli stabilimenti balneari che non accolgono più le “colonie” provenienti dal nolano e dall’entroterra e vengono abbandonati anche da buona parte degli indigeni, attratti dal turismo autentico della costiera sorrentina o da quello, meno nobile ma pur sempre consistente, delle coste calabresi. E’ fiorente di contro l’attività delle ‘bionde’ che vedono la costa torrese protagonista degli sbarchi di motoscafi e la creazione di un’economia non ufficiale ma reale che verrà solo parzialmente interrotta dall’azione della Guardia di Finanza e dall’apertura del fronte brindisino da parte delle varie paranze. Si è di fronte, cioè, ad una consistente metamorfosi della città che porta ad un cambiamento anche della sua classe dirigente a tutti i livelli. A Gioacchino Coppola seguiranno Immobile e Pasquale e Michele Gallo che, pur con alti e bassi, comunque tengono acceso il fuoco del tifo. In questi anni avviene pure la trasformazione dei campionati minori. La serie C viene sdoppiata in una più importante, la C1, ed un’altra che va a sostituire la D, e cioè la C2, alla quale il Savoia viene ammesso a partecipare grazie ai suoi trascorsi. immobileSi è nel 78-79 e la società, retta da Franco Immobile, si attrezza abbastanza bene per tentare la scalata con Gobetti, Paganini ed il centroavanti Vitone che per tanti versi ricorda Paolone Rossi, il centroavanti degli anni ’60, ma ciò non basta a farle fare il salto tanto agognato: occorre fare uno spareggio con la Palmese, a Cava de’ Tirreni. La partita viene persa purtroppo per 2-0 ma è lo stesso serie C2 grazie al ripescaggio compiuto dalla Lega che si ricorda dei trascorsi del Savoia, del ’24, dei precedenti anche recenti, ecc. La società riuscirà a mantenere la posizione per quattro anni, alla fine dei quali retrocedà però in Interregionale, la vecchia Promozione, non dopo aver addirittura sfiorato la C1, Trebbi allenatore. In questa categoria vivacchierà per quasi tutti gli anni ’80, seguita sempre più dai soli “fedelissimi” anche nelle lontane trasferte calabresi e siciliane, mentre a Torre viene chiuso il “Giraud” perchè in ristrutturazione (?). Si dovrà attendere l’arrivo dei fratelli Farinelli per riconquistare mordente e speranza nel futuro, ma certo è che questi sono anni veramente tristi. Solo nel campionato 86/87 il Savoia dimostra di poter tentare il ritorno in C2, ma è solo un’illusione, tanto che il campionato seguente, con Cresci allenatore, si rischia addirittura di non terminarlo, il campionato, finendo miracolosamente quintultimi e salvandosi solo all’ultima giornata. L’avvento dei Farinelli con Mario Schettino allenatore costituirà l’inizio della riscossa, con la società che pone le premesse per la fantastica galoppata degli anni ’90.





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