IL POMIGLIANO. La Cava: “Partiti in ritardo ma con ottime potenzialità” L’ex tecnico dei bianchi racconta le problematiche di inizio stagione che hanno attanagliato il club granata: “La nostra è una rosa ancora in fase di allestimento”. Sul Savoia: “E’ la migliore delle campane”

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sergio-la-cavaUn gitano del calcio, più che un allenatore, tali e tante sono state le panchine su cui si è seduto nella sua lunga carriera: Savoia, Turris, Campobasso, Battipagliese, Potenza, Bitonto, Bojano, Termoli, Isola Liri, Solofra, Picerno, Barletta, Pomigliano, Neapolis e certamente ne dimentichiamo qualcuna. Ma Sergio La Cava (nella foto) ovunque ha lasciato la traccia inconfondibile di persona seria, preparata, poco incline ai “magheggi” tanto in voga nell’Italia pallonara, soprattutto nelle categorie minori.

ALLENATORE PER DUE GIORNI – Nella lunga carriera del tecnico irpino non poteva mancare quanto accaduto quest’estate.

La Cava, ci spieghi com’è andata a Pozzuoli, allenatore per due giorni con tanto di foto.

“In realtà, con il club flegreo non avevo ancora firmato alcunché; in città tuttavia si era sparsa la voce e i tifosi mi hanno chiesto un incontro al quale non mi sono sottratto, da qui le foto. Nel volgere di poche ore però, il disimpegno della neonata società ha radicalmente cambiato il quadro della situazione e ho preferito restare alla finestra accettando poi la proposta del Pomigliano”.

POI POMIGLIANO – Con i granata non è che stia andando benissimo: due sconfitte e otto gol al passivo in appena centottanta minuti.

“La nostra è una rosa ancora in fase di allestimento. Siamo partiti con notevole ritardo e solo con l’avvento del presidente Pipola stiamo popolando i reparti con over anche di grosso spessore. E’ inevitabile che occorra del tempo per arrivare almeno ad un accettabile livello di condizione e amalgamare il gruppo. Chi non capisce questo, non capisce di calcio. Sono convinto che il Pomigliano possa dire la sua in questo torneo perché vedo ottime potenzialità. Capisco che l’ambiente sia in fibrillazione per i due rovesci ma la bacchetta magica non ce l’ha nessuno. Del resto, anche domenica si è vista nettamente la differenza di preparazione con un Bitonto che si allena insieme da metà luglio e noi che lavoriamo da appena una diecina di giorni in compagnia. Se poi ci metti anche i due rigori contro in meno di venti minuti, ecco il risultato roboante e mortificante per noi”.

SFIDA COL SAVOIA – Che Pomigliano sarà quello di domenica contro il Savoia?

“Una settimana in più di allenamenti può fare la differenza. Sono certo che già con il Savoia potremo ammirare una squadra diversa, più in palla e più sicura di se”.

Da esperto del girone pugliese, quale ritiene essere la favorita al salto di categoria?

“Senz’altro il Cerignola con il Taranto solo come outsider”.

E le campane?

Ritengo il Savoia una spanna superiore alle altre. Subito dopo ci siamo noi. Sono assolutamente convinto che il Pomigliano possa dire la sua in questo torneo perché ha tutte le qualità per affermarsi anche in virtù di una rosa in via di completamento ma già tecnicamente competitiva. E di questo ringrazio Pipola”.

IL PASSATO A TORRE – Facciamo un passo indietro: tre mesi sulla panchina del Savoia e squadra rilanciata dalla zona retrocessione al terzo posto; poi ha preso cappello e lasciato a testa alta. Perché?

“Personalmente del presidente Giannatiempo non posso dire male perché con lui ho sempre intrattenuto cordiali rapporti; purtroppo però, la stessa cosa non si può dire tra lo stesso Giannatiempo e la squadra che gli imputava stipendi non corrisposti. Da qui alla mal disposizione negli allenamenti ed alla scarsa tranquillità dell’ambiente è corso davvero poco. Troppe turbolenze che non potevo sopportare e ho preferito andare via”.

Un tecnico che ancora conserva valori come la dignità, come concilia il suo modo di essere in un ambiente dove si arriva a pagare per giocare o allenare?

“Vivo molto male queste situazioni davvero disgustose. E’ avvilente per gente come me che vive questo mondo con passione, assistere a questi episodi che fanno solo torto al calcio e mortificano la meritocrazia. E la cosa triste è che il fenomeno si sta allargando a macchia d’olio se è vero com’è vero che i presidenti prima del curriculum ti chiedono se hai lo sponsor!” .

(Matteo Potenzieri)





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